venerdì 16 maggio 2025

Riparto da me

Da soli non ci si riesce.

No, meglio se parlo solo per me. Da sola non ci sarei riuscita.

Ma ho progettato una way-out come avrei fatto sul lavoro: facendomi affiancare da professionisti,
Prima una psicologa, ma non andava, troppo lento tutto. Avevo bisogno di darmi una scrollata e di guardare al futuro, non al passato.

Galeotto (al contrario) fu l'ennesimo test, ma non uno di quelli divertenti da fare, uno che ti fa tornare ai ricordi della primissima infanzia. E mentre lo compilavo nella stanza da sola, pensavo: cosa cavolo sto facendo qua? Quante "infinite risorse a mia disposizione" deve ancora scoprirmi senza peraltro comunicarmele prima che io riesca a utilizzarle per liberarmi?

E perché ancora scavare in un passato che in quel momento non ritenevo funzionale al problema oggettivo di liberarmi da un rapporto tossico (certificato, non perché fa moda) e da una dipendenza affettiva (certificata, non perché fa moda).

Allora ho chiesto, e il passaparola - se trovi i passeur giusti - sono sempre una garanzia. 

Nel giro di pochi mesi avevo le idee chiare: ero immersa in un rapporto con un narcisista manipolatore, mi stavo lasciando portar via tutte le energie, mi aveva ricablato il cervello e la cosa peggiore è che ne ero perfettamente consapevole. Quindi mi facevo lettteralmente schifo da sola.
Nel giro di pochi mesi il nuovo professionista mi aveva preso per i capelli e iniziato a tirare fuori dalle sabbie mobili, senza tante perdite di tempo, senza tanti test (di cui mi è rimasta la curiosità di sapere com'erano andati, a parte il fare scoprire alla prima psicologa, appunto, che ero dotata di chissà quali infinite risorse per liberarmi. MA QUALI E COME, santo cielo???).

Poi mi sono trovata a riflettere, dopo aver letto centomila libri più o meno di approfondimento serio sull'argomento narcisismo e dipendenze affettive
Quasi da nessuna parte, però, ci si chiedeva se, essendo una dipendenza come le altre, non ci fosse una sorta di antidoto, di m€tadone che mi aiutasse a uscirne.
Ne parlo con lo psicologo e, sì, ci sono farmaci, se interessata a provare il supporto dello psichiatra può essere una buona idea.

Bon.

Sarà il rendersi conto di aver iniziato a prendersi cura a tutto tondo di sé, sarà quel che sarà, ma ben prima dei 15 giorni che il farmaco avrebbe dovuto impiegare a fare effetto avevo già prenotato il trasloco, l'hotel in appoggio per i primi giorni, e tutto quanto fa l'ennesimo trasloco.

C'è stato un furto in mezzo, giusto per complicare ulteriormente il periodo, ma a metà dicembre, trascorso un anno dall'inizio della terapia giusta, stavo già spostando tutte le mie carabattole. Piangevo sempre di meno. I primi giorni ero un contenitore di rabbia pronto a scoppiare. Stavo lasciando la città dei miei sogni, vivevo accampata in una casa a 15 gradi di massima, senza niente, tenendo aperte solo due stanze come fossi in un hotel gelato o un grande igloo. Ma ero QUASI libera.
È dura, i primi giorni, cazzo se fa male. O forse no. Ma non riesco a riprendermi i miei spazi e i miei tempi, mi scopro più condizionata. Davvero mi aveva ricablato il cervello. Sentivo ancora la sua voce in testa, mi comportavo in modo da non farlo arrabbiare anche se lui non c'era e avrei potuto fare quello che volevo.

Io nei miei sogni mi immaginavo lasciare la nostra casa e sentirmi di colpo libera, ma non è stato così. Le sue urla mi riempivano ancora il cervello anche se non lo sentivo più.
E intanto il cantiere infinito non finiva mai (per definizione, d'altronde).

Ma poi c'è stata la goccia, quella leggendaria. Non ci speravo. E invece BLOCCA CONTATTO. Lui e tutti i suoi intorni, su tutti i social. Ovunque. Anche il telefono. Ero rabbia pura in quel momento. Rabbia impersonificata. E dopo pochi secondi sono diventata aria leggera, soffio di vento.
Come era possibile? 
È stato così.
Ci ero riuscita, stavo ripartendo da me.

Adesso sono qui, con l'apparecchio ortodontico notturno, in una casa silenziosa che mi sta appassionando più del previsto e in cui non mi sento sola anche se lo sono. Non mi sento ancora al 100% libera, ogni tanto torna la sua voce, le sue urla. Ma sempre di meno. 

E poi ieri la follia. Come il 22 agosto 1989, già assunta in Fiat da neodiplomata, ho fatto la follia e sono andata a iscrivermi a ingegneria, l'ho fatto di nuovo. Ieri al Salone sono passata davanti allo stand di eCampus e mi sono iscritta a Design e discipline della Moda, propedeutica al mio sogno, quello di fare anche la Magistrale in Promozione Culturale e, se arrivo alla pensione, aprire la mia galleria d'arte.
Ce n'è ancora da fare, vendere due case, liberarmi di zavorre mentale e fisiche. Ma un bel passo avanti sento di averlo fatto.

Una nota: se devo dire grazie a qualcuno più di tutti, oltre al mio psicologo e allo psichiatra, tanto lo devo a Roberta Bruzzone che col suo libro "Io non ci sto più" [referral link]. Mi ha salvato la vita aprendomi gli occhi: non ero io quella sbagliata, non ero io quello inidonea, inetta, mai abbastanza, quella sbagliata. Quella da cambiaere. Quella che sarei stata bella se mi fossi lasciata valorizzare da lui. Quella che non sa bollire nemmeno l'acqua come voleva lui. Era lui il manipolatore affettivo, e io ne ero diventata dipendente. Non era bipolare, non era, poverino, colpa della dieta proteica. Era tutta un'altra cosa, e se ne poteva uscire. Ma bisognava farlo in modo quasi scientifico, e mettere insieme scienza, strategie, tattiche e sentimento, credetemi, è un bel casino. 

Per riderci su ho inventato il Certimerd, un bollino di certificazione che apponevo ai suoi comportamenti peggiori col mio psicologo, per alleggerire l'aria e rendere le ultime giornate più sopportabili. Ho capito che io ero la vittima e non il peso di piombo. O meglio, ero anche peso di piombo perché non ero più io, mi aveva proprio riprogrammata. Ma non ero io quella sbagliata.

Quanto avrei voluto riformattarmi il cervello, ma non è così facile. Adesso sono passati 5 mesi da quando me ne sono andata, e aver firmato ieri i documenti di iscrizione all'Università, alla mia età, con un obiettivo mio, finalmente mi fa sentire come la sabbia che si accomoda nel vasetto pieno di sassi, tornando a riempirne gli spazi vuoti.

E sto bene. E voglio ricordarmelo questo bene. Con tutte le difficoltà al contorno. Ma sono libera di occuparmene senza doverlo fare di nascosto anche se sono occupazioni legittime e dovute come per esempio gestire gli affari di famiglia. Ma disturbavo le sue partite alla play. Ecco, adesso lui può tornare a giocare, a divertirsi a sentirsi figo con tutte le sue amanti.

Ma io, finalmente, riparto da me.

Riparto da me - generata con Gemini su prompt mio
Immagine generata da Gemini su prompt mio