giovedì 30 aprile 2009

Mettersi le ali

Oggi si parte.

L'ultima volta che l'avevo fatto pensavo di essere una donna diversa, mi sentivo migliore di come mi sento ora. Adesso il fallimento pesa, in termini di anni che mi sento sulle spalle.

Oggi riparto.

Torno a Torino, ma se l'ultima volta avevo qualcuno a cui pensare, ora non più.

Penso a me? Meglio di no, se no mi deprimo.

Cerco di ricostruire l'autostima, pensavo la Mole potesse aiutarmi, ma forse ho paura di vederla con occhi meno sicuri di me, diversi da quelli che avevo l'ultima volta che l'ho vista, e degli ultimi 3 anni.

D'altronde scappare sto cercando di farlo già qua, scappare dalle radici non si può. Non ha senso e non è giusto.

lunedì 27 aprile 2009

Saper rincuorare

Giorno giù.

Come se non bastasse, un amico che mi conosce, mi ha scritto:
"o rompi questo cerchio che ti stai chiudendo addosso o gli stati d'animo che stai vivendo per ora saranno un dolce ricordo rispetto a quelli che verranno!"

Io ce la metto tutta, non è che con questi toni intimidatori la gente mi aiuti. Preferisco quelli lievi della Dottoressa! 

Però una parte del mio cervello comunque ascolta anche questi corvi, ed invece di decidere di mettere in atto quell'ipotetico qualcosa che lo scrivente pensa io non stia già facendo, si spaventa e mi fa chiudere ancora più in me stessa. 

Straordinario risultato!

venerdì 24 aprile 2009

Giornata

Oggi giornata strana.

Le cose prendono strade che non si riesce più a riconoscere.

Tornano volti che sono rimasti nel cuore.

Senti voci che ti riscaldano di nuovo. Per quanto però?

Domande da non porre. Risposte da non sentire.

Cerco un cammino, trovo muri.

giovedì 23 aprile 2009

L'ha detto la dottoressa

Anzi, l'ha scritto, in un silenzio ed in uno scambio di sguardi che vale più di mille parole.

"Essere stati è una condizione per essere"
[Fernand Brandel]


Grazie. Grazie. Grazie.

Mattina

Non voglio essere obbligata ad una nuova routine, quella di scrivere per forza tutti i giorni, non l'ho mai fatto e non sarebbe giusto.

Ieri ho avuto nuove crisi di panico, maledizione, causate dai troppi ricordi. 

Mi dicono che devo guardare avanti, ma io ho sempre vissuto anche di ricordi. Mi capita così spesso di tirare in ballo il mio vissuto. Solo che adesso questa operazione è troppo dolorosa, tocca nervi scoperti e pelle ferita e non cicatrizzata.

Ieri mi è arrivato l'ultimo libro di Alicia Gimenez Bartlett. Adoro, anzi, adoravo quella scrittrice e Petra Delicado, la sua detective. 

Ma è ambientato a Barcellona, l'ultima città che quel "noi" che non c'è più ha visitato insieme prima della rottura. E tornare con la mente in quelle vie mi ucciderebbe.
Quando me ne sono resa conto sono entrata in crisi, troppi ricordi, troppo dolore. E vai con un attacco di panico. Maledizione, pensavo di averli superati.

Poi ho deciso di dar via il libro, nuovo, intonso, e quasi avrei voluto fare anche con quello che si accompagnava, perché ho comprato anche l'ultimo di Camilleri, ma era come fosse impregnato di Barcellona solo perché era stato nello stesso pacco.

Ho riflettuto, mi sembrava di essere diventata pazza. Io, razionale e implacabile, a fare una cosa del genere.

Si può uccidere così una persona e lasciarla viva ma morta dentro?

mercoledì 22 aprile 2009

Fa impressione

Iniziare un blog nuovo, che rimane per un bel po' senza commenti né commentatori (e lettori, ovviamente).
Fa impressione.
Come una fabbrica chiusa, al sabato o con gli operai in cassa.
Ecco, è come avere i neuroni che lavorano ma le sinapsi in cassa integrazione.
Parlare contro un muro.
Pensare a voce alta e farsi prendere per matte dai vicini d'ufficio.
Ecco, mi fa un po' questa impressione.
Le porte di questa nuova casa sono aperte. Spero qualcuno passi di qua, senta, che so, odore di cibo buono (perché, anche se hanno cercato di convincermi del contrario, io SO far da mangiare bene), e decida di entrare e di lasciare due righe, pardon, salutare.
E' nuovo, è ovvio, non c'è nessuno. Ma è qui.

Un'inchiesta sulle donne ed il mondo del lavoro

Grazia ha pubblicato sul suo blog il form per l'inchiesta 2009 sul rapporto tra donne e mondo del lavoro.

Dalle risposte che ho dato, o dalle domande che mi sono state poste, ho capito ancora meglio che devo in qualche modo uscire dal cul de sac in cui sono finita.

  • Amore zero.
  • Soldi zero.
  • Casa da cambiare.
  • Soddisfazioni sul lavoro zero.

Ho rovinato tutto io, sicuramente, ma vorrei cercare di uscire da questi fallimenti.

Cose fatte male

Ho cercato di postare il mio annuncio di vendita della casa su Trovacasa.it del Corriere della sera. Non linko apposta.

Compilo tanti di quei campi che manco nella peggiore burocrazia, poi mi chiede, DOPO la compilazione di questo mondo e quell'altro, l'utenza. Non ce l'ho ancora e la creo.

Bene, dopo averla creata... mi ha perso i dati già immessi, dovrei iniziare da capo. 

Dico, ma chi è lo squinternato che NON ha progettato la gestione del database? Se lo facessi io mi licenzierebbero, peraltro con giusta causa, in tre secondi.

Servizio osceno.

Nuovi blog

Mi piace quando la tecnologia crea emozioni.

Anche se ci campo, di tecnologia, è l'unico caso in cui credo sia veramente utile, altrimenti sono sostanzialmente luddista. Vivrei bene senza corrente (beh, forse a Sky farei fatica a rinunciare, ma alla fine tornerei ai miei amati libri).

E' per quello che sono contenta quando nascono nuovi blog. Perché vuol dire che qualcuno ha deciso di sfruttare l'incredibile forma democratica che abbiamo a disposizione senza a volte accorgercene, per dire la propria idea.

Benvenuta nella blogosfera a Maria.

martedì 21 aprile 2009

Ripresa

Bisogna alzare la testa. A costo di metterci un puntello sotto.

Bisogna iniziare a pensare avanti. A costo di legarsi il collo per non voltarsi.

Quante cose bisogna fare. E quanta forza serve. Ma a 40 anni questa forza è sempre meno. Ogni cicatrice sulla pelle aperta fa sempre peggio, sono ustioni che non si rimarginano come quando di anni se ne aveva 30, o anche 35. Adesso è diverso.

Qualcuno, in cui non credo, ma chiamiamolo fato, ha scelto per me una strada diversa da quella che sognavo. Devo farmene una ragione. Devo capire che la vita è quella che è, non quella che voglio. Ma che brutto doverlo ammettere.

lunedì 20 aprile 2009

Cose e case

La decisione di vendere casa mi ha alleggerito la vita.
Pensare di tornare libera, forse, per la mia situazione attuale, è la scelta giusta.

Anzi, se qualcuno cercasse una casa, deliziosa perché nata per essere nido d'amore, rimasta poi senza amore, a Fiumicino, contattatemi, è davvero una bomboniera ed un affare, la vendo a poco, praticamente a quanto l'ho comprata (e vi ho fatto una marea di lavori).

Uso privato di blog pubblico. Ma forse tutti i miei blog sono nati così.

Il mio primo blog parlava, nei suoi primi post, di una borsa.

Questo potrebbe parlare di un borsellino. Ieri mi sono liberata di un'altra zavorra psicologica, ho cambiato il borsellino. Da quello ipercostoso di Bulgari, comprato nella penultima crisi, a settembre dell'anno scorso, e costato un botto, ad un ottimo ed economico Carpisa. Molto meno figo, sicuramente, ma volevo staccare anche con questo.

E pure il porta carte di credito, che in realtà contiene una tonnellata di tessere fedeltà, alcune pure scadute ma di cui non riesco a disfarmi, anche quello l'ho cambiato.

Cambierò anche borsa.

Non significa niente, ma cambio.

Hanno ragione sicuramente, quelli che dicono che è inutile fuggire, tanto i ricordi te li porti dentro. Ma invece a me la fuga ha sempre aiutato. Certi oggetti, certi luoghi, i mobili, la casa, portano ricordi troppo dolorosi.

Il penultimo blog, quello prima di questo, l'avevo iniziato con riflessioni simili, ma stavo in una casa che era mia, chi doveva andarsene dal mio cuore in realtà è bastato che non ci venisse più, e me ne sono liberata. Qui no. Non è più così. La casa pesa. E' nata per un "noi" che non c'è più. E allora non è più casa.

A volte scappare aiuta. Questa penso sia una delle volte.

Chissà, forse aspettando passerebbe lo stesso. Ma aspettando quanto? E cosa? O chi? E avrei comunque la forza di aspettare? Preferisco il tutto e subito, forse? Può darsi. Ma tre anni sono tre anni, e chissà quanto dovrei attendere per avere di nuovo il cuore leggero e libero. 

Soprattutto se incatenato in luoghi che non gli appartengono più (un discorso era avere casa a Fiumicino come casa al mare di una "famiglia", un'altra è averla come casa propria e fare tutti i giorni su e giù da casa al lavoro, mi costa un pieno a settimana, e la sera sono isolata in un paese che non è il mio, senza cinema, teatro, niente).

E' così. Mi sento più leggera. Dovrei cambiare tante altre cose. Ma intanto mi sento già più leggera nell'averlo deciso.

giovedì 16 aprile 2009

Scappare.

La fuga, il distacco. Quello che cerco e forse ce la farò.
Ho messo radici dove non dovevo.
Ho comprato una casa che non mi appartiene. Io non le apparterò mai.
La decisione di liberarmene, di liberarmi dai vincoli che mi stanno strangolando.

mercoledì 15 aprile 2009

E si inizia di nuovo

Ok, questo è il terzo blog che apro.
Il primo è stato il 6 Gennaio 2003, appena rientrata a Roma dalle vacanze invernali a Torino.
Poi ce n'è stato un altro, che mi ha accompagnato dalla fine di una storia importante ad un altra.
Quest'altra storia si è chiusa il 6 Gennaio 2009. 
Tre mesi fa.
Tre mesi che mi hanno cancellato dentro.
Scoprire cosa siano gli attacchi di panico e cercare un modo per superarli, e, chissà, per venirne fuori.
Una storia che mi ha lasciato la morte dentro, dopo anche un anno e passa di disperazione sul lavoro. 
Una casa comprata ma che non dovrei avere, perché adesso tutto mi ricorda lui. E lui però non vuole che lo ricordi, o magari gli farebbe anche piacere, ma a che costo?
I miei che, ormai arrivata alla soglia dei 40, sono venuti a stare con me per aiutarmi, sante persone, ma anche loro non sanno più cosa fare.

Vorrei iniziare da capo.

Un'altra volta. Forse l'ultima, perché non so se avrei la forza di rivivere quello che sto vivendo adesso.

E inizio un nuovo blog. Con la morte nel cuore lascio perdere quello che mi ha accompagnato gli ultimi 3 anni e qualcosa. Adesso sono qui. E' il terzo, vorrei fosse quello definitivo. Vorrei che accompagnasse la mia rinascita, o almeno l'uscita da questo inverno dell'anima che ho dentro ora mentre lo inizio, che è simile a quello che provavo quando avevo aperto quello prima, ma di un'anima più vecchia di 3 anni, piena di ferite e di cicatrici mai chiuse, e che soffre ancora di più, invece di farlo di meno.

Perché a me l'età non fa aumentare la distanza dal dolore, ma l'aumenta.

Ci provo ancora una volta. Non oso neppure scrivere "Speriamo".