venerdì 29 maggio 2009

Un (primo) altro tempo

Sta iniziando un (primo) altro tempo.

Voglio guardare avanti ed essere positiva. Altri (di altro tipo) ne arriveranno.

Cerchero' di attirarli.

Questo e' cosi'. Da lasciare (positivamente) frastornati.

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domenica 24 maggio 2009

Tra un lavoro di casa, telefonate ridicole e l'attesa della F1

Mi sono messa di buzzo buono a fare le pulizie e un po' d'ordine in casa.

Poi, per riposarmi, mi sono messa a leggere, oggi ho preso La Repubblica, L'Unita' ed Elle (che per una volta non pesa tre chili e otto).

La Repubblica e' squallida anzicheno', tutta incentrata su Noemi (e chi se ne frega, serviva questa per far capire il livello del cavaliere?).
Mi chiedo, ma in un'Italia dove il SETTANTATRE PERCENTO DEI GIOVANI pensa che le donne stuprate se la siano cercata, qualcuno in redazione de La Repubblica pensa che la storia di Noemi possa forse creare agitazione in qualcuno al governo?
Non siamo nell'America anni '90 e il cavaliere non e' Bill Clinton. Ripeto: il SETTANTATRE PERCENTO DEI GIOVANI pensa che le donne stuprate se la siano cercata. Signori de La Repubblica, lasciate perdere, rendete solo il giornale a livello di Chi, Novella 3000 e compagnia piangendo. Lasviate stare gli ex fidanzati, le foto delle letterine che si scambiavano. Ma per favore... Ma che effetto volete che facciano?

Invece vale la pena L'Unita'.

Nelle quattro pagine centrali un dossier fatto abbastanza bene (senza troppo onanismo giornalistico, ma ancora poca sintesi ne' parole chiare) di quello che non e' l'Italia, a differenza di quanto ci vogliono far credere, e di quello che potrebbe essere.

Elle? Non lo so, devo ancora aprirlo. E adesso c'e' la F1.
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giovedì 21 maggio 2009

Cose e case.

Da ieri ho iniziato a parlare con casa mia chiamandola Casa. Sono matta, è noto.
Ma per me è un passo avanti. Non l'ho mai accettata.
Le ho chiesto se mi dà una mano a farsi vendere e le ho spiegato perché intendo farlo, dopo tutto l'amore che vi ho messo nell'arredarla e nel metterla a posto e farla diventare una bomboniera.
Casa non ha ancora risposto. Ma è un inizio.

Poi mi sono sentita tutto lo spottone elettorale del Cav. Silvio B. dall'Assemblea di Confindustria e sono ancora basita, nonchè disturbata di stomaco (tant'è che non ho mangiato più di tanto).

Dopo lo scarso pasto sono stata invitata ad un festeggiamento per una medaglia di anzianità. Ho bevuto troppo poco per non fare una riflessione: sono a 16 anni di "vecchiaia" in questo luogo (beh, non qui-qui, anche qui-piùalnord). Quando sono entrata e sentivo parlare di medaglie per i 25 e 35 anni facevo un sorrisino, nicchiavo, e dicevo: "Ma col cavolo! Non mi vedranno per più di tre-quattro anni". Ed invece siamo a 16, ne mancano 9 per la prima tappa. Ohssignore...

Troppe cose però mi fanno premere per cercare di non guadagnarmi la medaglia (che sarebbe, come si dice che ho bevuto troppo spumante, alla memoria?).

Un po' di voglia dell'aria di Mole, che mi manca.

Quando mi sono trasferita qui, ma anche prima, ho fatto il giro di tutti i siti turistici immaginabili. Compreso il Museo della Pasta e quello del Carabiniere (dove ho versato lacrime di commozione, accompagnata da un militare che s'è fatto prendere dalla tenerezza e mi ha coccolato come una figlia, quando ha visto il mio amore per l'Arma, dove sarei voluta entrare ma non avevo più l'età).

Non sono mai andata a visitare il Colosseo dall'interno. Mi sono inventata la scaramanzia che il giorno che fossi andata, sarei poi stata richiamata dall'aria del Nord.

Sabato ci vado, anche se ho un dito a pezzi, anche se ci sono 40 gradi all'ombra, anche se volevo andare in spiaggia. Ci vado. E se la scaramanzia non funziona, pace, almeno ci ho provato. E poi, in fondo, non si può stare a Roma e non aver mai visitato il Colosseo, no?

Volevo andare al mare, ma ho anche la "necessità" di vedermi Angeli e Demoni. Mi tocca. Il libro l'ho letto in 6 ore, quando l'ho iniziato non sono più riuscita a smettere. Il film pare sia all'altezza, è da fare.

Quanti impegni, per una che nel week-end si deprime anzichenò...

Devo anche fare i compiti a casa per il 27. Per la prima volta sono ansiosa. Non mi era mai successo prima, la Dottoressa dice che è normale, una sorta di "crisi di mezza età femminile", che arriva attorno ai 40 (appunto), in cui si lascia indietro l'irruenza, la strafottenza ed il senso di superiorità della gioventù e si tende a perdere un po' in autostima. Si aggiungano le randellate del periodo, tutto fa brodo. Una crisi che, sommata al fatto che ci tengo personalmente, e che per di più non voglio far fare brutta figura a due amici, rende quello che fino a qualche anno fa sarebbe stato un sassolino manco da scavalcare, da darci un calcettino, un macigno quasi insuperabile.

Brutto invecchiare...

mercoledì 20 maggio 2009

La Dottoressa

La Dottoressa è una persona davvero speciale.

La chiamo Dottoressa perché è una Dottoressa, ma non in senso medico (o meglio, se si intende medicina dell'anima, allora è il medico perfetto). 

E' un'amica. Qui dove passo la stragrande parte del mio tempo da sveglia - e a volte anche in sonnolenza - non ho amici o amiche. Lei sì, la considero come tale. Anche se non usciamo insieme a mangiare una pizza, anche se non la chiamo alle tre di notte, e nemmeno lei a me, per raccontarmi dell'ultimo casino successo in qualche incasinato ambito della vita, anche se non si passano le ferie insieme.

Ma è sicuramente più amica di tutte le amiche che ho mai avuto.

C'è lei, e c'è la Bea, la moglie di un amico (fortunata, avere una coppia di amici, l'unico problema è che quando non si vede l'uno, è difficile che si veda anche l'altro, e che quando poi li hai incontrati, insieme, si sente la mancanza doppia quando non li si vede di nuovo, insieme).

Insomma, in tutto penso di poter vantare di un numero di amici che si conta su poco più delle dita di una zampa di una vacca (due dita per zampa, per informazione veterinaria). Diciamo una zampa-e-mezza.

La Dottoressa un giorno è venuta qui da me, in ufficio, e mi ha portato quella mitica citazione che ha aiutato a mettere insieme un po' di mattoncini disastrati del mio ego: "Essere stati è una condizione per essere" [Fernand Brandel]. 

ZAC. 

Così, è entrata, ha fatto un blitz, si è seduta, ha detto: "CARTA", perentoria, come un chirurgo chiede un bisturi, gliel'ho passata, ha preso una penna ed ha prodotto, come niente fosse, quella frase. 

Che, dico, mica è una frase da niente! Bisogna leggerla con gli occhi della mente per entrarci dentro, e farla poi passare nel cuore, e, cavoli, è GRANDIOSA! Un po', che dire, tipo "L'universo delle idee è finito". Ah! Grandioso! Di quelle frasi che uno dice: "Avrei voluto pensarci io". Ma "io" non è filosofo né grande storico. E allora è già tanto se si è così fortunati che qualcuno ti metta a conoscenza di così grandi ammassi di lettere.

Un altro giorno la Dottoressa è venuta e mi ha fatto un cazziatone, e mi ha detto che mi dà tempo fino a Settembre. 

Punto. 

Non ha avuto bisogno di aggiungere altro. 

Ho capito. Ho capito il "se no" e l'"e poi" e il "per fare". Si capiva tutto. 

Oggi è venuta qui, e mi ha detto cose belle. Mica solo perché erano tutte positive, ma perché, cavoli, quando si parla con lei, ecco, se normalmente si ha un livello di interlocuzione, che so, di 5, con lei è 500. Ma non ti mette soggezione. E' incredibile, è come sentir la voce (o il pensiero) di mille Platoni - perché lei mica conosce solo Platone, conosce anche gli storici e i contemporanei e non solo intesi come filosofi - uscir dalla bocca di un'amica. Non te l'aspetteresti. Se non la conoscessi.

Ma io sono fortunata, e la conosco, la mia amica Dottoressa. 

lunedì 18 maggio 2009

Pillola per dimenticare

Ne ho bisogno.

Per pietà.

Chiunque l'abbia inventata, me ne faccia avere una scorta, o inizio a dare i numeri. Davvero.

Attacchi di panico

Era parecchio che non ne avevo... E meno male.

Odiosi, non ne ho mai sofferto.

Poi quel casino, quella rottura così, senza senso nei modi.

Oggi un altro attacco.

Maledizione, ho nei contatti di Facebook l'ex moglie del mio ex. 

Scopro che ha caricato una foto, vado a vedere, una cena tutti insieme.

Lui non c'era, non c'era perché forse, la mia mente malata pensa, era con la sua bella, da soli, a godersi la vita.

Ma poi ho visto in primo piano il figlio, bello, a cui volevo un mondo di bene, ma non nel modo giusto, non come voleva lui. 

E' un uomo, ormai. Nella foto ha un sorriso pazzesco, si vede che sta bene. Un sorriso che avrei voluto essere capace di strappargli io, ma non ci sono mai riuscita. Con me era duro. 

Quando ho conosciuto suo padre, il mio ex, aveva 13 anni, adesso ne ha quasi 16.

Chiunque sia la nuova bella del mio ex, con questo ragazzo si troverà le porte aperte. Ho pensato io a spianarle la strada. A colpi di mazzate che mi sono prese.

Non gli piacevo. Ho sbagliato io, non sapevo trattare con un tredicenne, il padre non è che mi abbia aiutato tanto. Però ho sbagliato io.

E quel sorriso, per quanto mi abbia fatto piacere vederlo, mi ha fatto soffrire.

Poi ho pensato a come sarei stata se avessi visto anche il mio ex con la sua nuova bella su una foto, e mi è preso il panico. 

Sto pensando di togliere l'ex moglie dai contatti di Facebook. 

Così, per non correre rischi. Il fatto è che non vorrei considerarli più, questi rischi, ma, maledizione, sto male. Sto ancora male.

Comfort toy


Abbisogno di una serie completa di questi...

domenica 17 maggio 2009

Vite sognate ma non vissute

Oggi sono stata in spiaggia.

Il dolore era troppo forte.

Attorno a me, tutte vite che sognavo, che pensavo di aver preparato e forse anche meritato, ma che non vivro' mai.

Ci va coraggio a continuare
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venerdì 15 maggio 2009

Vocabolario

Qualcuno spiega per favore al presidente del consiglio cosa significa "xenofobia"?

No, perche' ho l'impressione che non lo sappia, visto che dice che Napolitano non si rivolgeva a lui, e considerato che nei giorni scorsi ha gridato che l'Italia non e' una societa' multietnica.


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mercoledì 13 maggio 2009

Piuttosto stufa

Rientrata in ufficio, mi e' bastato meno di mezza giornata per aver gia' voglia di scapparne di nuovo.


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martedì 12 maggio 2009

Si sta bene

Sono a Sassuolo, i colleghi sono simpatici, pazienti e disponibili.
Si mangia da Dio, e ieri il locale era pieno di reperti Ferrari, siamo stati a Maranello, e ho visto gli stabilimenti Ferrari.
Per un attimo mi sono intristita, ricordando il rogo della Pininfarina, quando molte carcasse di Testarossa erano li', ancora fumanti, tirate fuori dalle squadre dei vigili del fuoco e di mio padre.
Ma a Maranello c'era "vita", risate, gente nei bar che ti guarda e ti fa "la TAC" quando passi, nonostante i 40 anni e la 46 abbondante tendente alla 48.
Sto bene.
Oggi mi e' morto l'orologio, un Andre' Belfort che non mi sarei mai potuta comprare se non avessi avuto la fortuna di trovarlo, pezzo unico, in un outlet. Mi dava sicurezza. E' li', mi ha abbandonato prima di un convegno importante. Come gli uomini. Orologio in fondo e' maschile...

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domenica 10 maggio 2009

Emozioni e disgusto

Vedo l'accoglienza che la Giordania, stato che mi ha ospitato con un calore che ho trovato simile solo in Siria, sta riservando al papa.
Il Re ha concesso un giorno di festa ai cristiani. Sono 160.000 in tutta la nazione, e 25.000 i posti a sedere nello stadio. Cantano "Benvenuto" mentre la papamobile entra nello stadio.

Ieri il papa e' stato in una moschea. Perche' non si e' tolto le scarpe? Perche' non rispettare le tradizioni che fanno parte della religione che stava avvicinando? Quanto ci andava?

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Io non ci sto

Io voglio vivere in una societa' multietnica.
Lo ritengo un mio diritto.
L'idea di vivere solo con quelli della mia "etnia", di non potermi confrontare con le differenze, di poter conoscere cose nuove, di non scoprire ed accettare usi diversi dai miei, la ritengo una limitazione delle mie liberta'.
Le mie, quelle di un membro dell'"etnia" prediletta da qualcuno. Non quelle dei "paria" di cui, scopro oggi sentendo i tg, le parole non devono essere tenute in conto.
Io non ci sto.
Le societa' libere DEVONO essere multietniche.
Altrimenti si torna indietro, si impoverisce tutto, e si corre il rischio di prendere strade MOLTO pericolose.
Forse qualcuno tra chi ci comanda non ha studiato la storia. Magari riteneva fosse inutile, pensava di poterla fare, la storia. Ma non e' detto che sia in grado di fare una storia positiva (se non per lui, che forse e' l'unica persona di cui si interessa).
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venerdì 8 maggio 2009

Squallore

Di fianco al mio ufficio ce n'è uno con un'oca ed una persona normale, due donne che fanno un lavoro contabile.

L'oca appartiene a quella classe di donne che si accaparrano gli uomini migliori in modo inspiegabile, perché poi passano tutto il tempo a lamentarsi, a parlare male del marito, a fare commenti dispregiativi nei confronti di tutti, a parlare a voce alta, a cercare soluzioni (usando ovviamente il telefono dell'ufficio) ai loro "problemi di salute" andando a fare ginnastiche complicatissime e cose del genere. Ovviamente guai a farle alzare un foglio di carta, le verrebbe il mal di schiena.

La collega è persona normale e gradevole.

Purtroppo loro attirano grandi quantità di altre carampane che vengono a sparlare del resto del mondo, a far vedere le foto dei loro nipotinifiglicaniegattidiparentiovicinidicasa.

Tutto il giorno così.

Ci sono volte che vado a casa col mal di testa per la fatica di lavorare, perché io, a differenza dell'oca, sono qui per questo (per carità, anche lei lavora ogni tanto, quando non ocheggia con le amiche, ma ogni bubù che deve fare è come se avesse ricostruito da sola la piramide di Cheope), nonostante il casino che fanno.

Ieri sera ho dovuto tenere una riunione qui da me. Capita. A volte capita anche che debba ospitare qualcuno, di solito anche importante, e loro se ne fregano, continuano ad ocheggiare, e spesso mi sono chiesta cosa pensino dell'Organizzazione per cui lavoro le persone che vengono da me e sentono tutto 'sto urlacchiare giulivo per tutto il tempo.

Dicevo, ieri ho avuto una riunione. C'era anche una donna, una gran donna, un dirigente con gli attributi. Per motivi che non sto a sindacare ha deciso di andarsene dalla riunione. La capisco. Ma non è questo il discorso.

La rabbia mi proviene dal fatto che questa dirigente, per il lavoro che fa, deve mandare periodicamente delle banalissime mail con delle informazioni che servono ipoteticamente a tutto il personale.

Sono mail, non viene a tatuare la fronte alle persone. Se una mail non ti piace la cancelli, punto.

No, oggi l'oca dell'ufficio vicino, vista la mail, s'è messa a gridare "E questa mi ha rotto il c*%%o con queste mail, e non ne posso più, e che c*%%o me ne fregaaa!" [sì, è una vera signora], e poi "Ieri era qui, era in una riunione, finché c'è stata ha fatto un casino che nun se capiva un c*%%o!". 

Ora, premesso che il casino era uguale prima e dopo la sua uscita dalla riunione, premesso che a mio avviso bisogna sempre rispettare il lavoro degli altri, anche se lo consideri inutile, tutto ciò premesso, MA PERCHE' STRAMALEDIZIONE 'STAMATTINA NON LA SMETTI DI FARE BORDELLO, CHE AVREI ANCHE DA LAVORARE?.

Io non sono una che litiga con i colleghi, vivo e lascio vivere. Finora non mi sono mai lamentata di come si comporta, di quello che fa, del bordello che ingenera convocando le sue amiche (di cui poi parla male quando non ci sono). Ma sento che siamo arrivati alla frutta, che scoppio e vado a spiegarle qualcosa dell'educazione, del rispetto delle persone e del loro lavoro. Magari ometto le osservazioni sull'uso improprio del tempo di lavoro, quello un'altra volta. Ma per il resto, non so quante ore resisto ancora... Non dico giorni, ore proprio.

Ma che é???

Dico, ma stiamo scherzando?

Ho messo la pubblicità di Google sul blog, ben conscia di non cubarci nemmeno un euro (non credo alle statistiche che dicono che non so quanto percento dei blogger americani fa quello di lavoro e campa. Ma come campano? Qui in Italia sono tanto trendy i Camp, ma gli aficionados sono già pieni di euro per conto proprio).

Insomma, oggi mi trovo una pubblicità di un p.elle.grinaggio in t.erra s.a.nta messo sul sito.

Faccio il reload, lo faccio ancora e poi ancora. Niente. Sempre lui.

Ma perché? Non ho mai messo nessuna parola che potesse riportare a quella pubblicità.

Preferisco un sexy shop! Anzi, speriamo che, avendolo scritto, magari Google si ritari un po', se no oggi lo tolgo. Tanto...

giovedì 7 maggio 2009

Contare fino a 1000

Relax.

Training autogeno.

Sta per iniziare una riunione dove sono il capro espiatorio.

Devo trovare il coraggio di stare muta. Il silenzio allontana i coltelli.

E parlero', o scrivero', quando sara' ora.

Ma quanto vorrei essermela gia' tolta...
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Solitario ma interessante

Beh, iobloggo era sicuramente una comunita' più frequentata.

Ma devo dire che anche blogger da' le sue soddisfazioni. Per esempio questo post lo sto mandando dal blackberry...

Magari qualche lettore in più non sarebbe male, ma in fondo sto rinascendo da zero, e' giusto cosi'.

mercoledì 6 maggio 2009

Panico burocratico

Alle 9.30 devo andare al CAF.

Sono terrorizzata. E' peggio che andare ad una visita fiscale, è peggio del peggio. Devo portare un casino di copie, ho fotocopiato tutto, anche la carta d'identità, non si sa mai...

Ma perché tutte 'ste complicazioni? E le autocertificazioni? Perché non si sa che bisogna per forza aprire il pdf che pensi sia delle istruzioni (e quindi non serve perché ti appoggi al CAF) perché ci sono sopra i moduli da compilare per autocertificare che si esiste...

Oddio, e se poi mi dimentico qualcosa???

Non vedo l'ora che arrivino le 10, anche se poi mi aspetta una riunione folle e inaccettabile, perché almeno dovrebbe essere tutto finito...

martedì 5 maggio 2009

Si inizia a vivere

Ieri ho fatto una cosa incredibile, almeno per me.

Sono andata ad una cena tutta di donne.

Ero la più vecchia, le altre vagavano dai 22 ai 31. Poi io alzavo la media con i miei 38.

Un localino carino, simpatici i gestori, mi sono trovata bene.

Ho fatto la gallina, le ho fatte ridere, ho imitato Lapo, ho fatto casino. Insomma, cose nuove.

E oggi palestra, per forza, anche se dovessero farmi una puntura di qualcosa in vena. Devo riprendermi la mia vita. E, possibilmente, vendere casa...

domenica 3 maggio 2009

Memorie corte

C'era una volta una mia amica sul lago di Como.

Fa un lavoro che non ha a che fare con le tecnologie, buon per lei, e presumo sia anche piuttosto proficuo, si capirà dopo perché.

Mandava sms, mail, leggeva e commentava i miei post sui miei vecchi blog, mi chiedeva di farle gli auguri di compleanno una settimana in anticipo (e glieli avrei fatti comunque), e ci scambiavamo regali in quelle ricorrenze, a Natale a Pasqua ed ancora un po' pure a San Valentino.

"Apri un blog", le avrò detto mille volte. Ma no, ma qua ma là...

Poi ha cercato di farmi da sensale, senza conoscere né la mia situazione del momento, né alcuni pregressi che sarebbero stati superabili ma che richiedevano comunque discrezione e comprensione del vissuto.
No, lei si è fatta persuasa di essere la mia coscienza impersonificata, e di conoscermi meglio di me.
Le ho fatto presente che la consideravo sì un'amica, ma che lei non sapeva tutto della mia vita.

Insomma, voleva spingermi verso una persona che avrei voluto sì reincontrare, ma lei ha obiettivamente rovinato il bello del riavvicinamento, forzandolo.

Alla fine si è arrabbiata. LEI. Perché io non ho riconosciuto la sua onniscenza. O, voglio darle il beneficio del dubbio, si è vergognata del suo comportamento (dubito, a leggere quello che scrive dimostra di essere una persona che è piuttosto, diciamo così, "sicura di se", tanto per usare un eufemismo).

Adesso ha un blog, ancora un po' e va ad aumentare le fila di chi si autodefinisce Guru in qualcosa, va a tutti i "Camp" che ci sono, ed a cui i poveracci stipendiati non possono andare perché non è che si può girare tutta l'Italia per fare i fighi e dimostrare di essere 2.0 quando si ha un badge da passare nella macchinetta apposita due volte al giorno e 5 giorni di ferie a scelta nel corso dell'anno.

Wow, adesso sì che è diventata qualcuno. Ha un blog, lei che ho dovuto insistere per mesi perché lo aprisse e lo usasse come valvola di sfogo (tanto per non farmi mandare sms alle 7 del mattino di domenica in cui mi diceva che l'hotel del posto trendy in cui era aveva il riscaldamento guasto. Mentre io battevo i denti per il freddo a casa del mio ex cercando di riposare qualche ora in più, dato che, a differenza di lei, per 5 giorni a settimana mi svegliavo alle 5.30 per andare a lavorare).

Non sono l'ultima arrivata nel mondo delle tecnologie, me ne occupo dall'84, in tutti i modi ed in tutti i sensi. Ma non partecipo ai Camp perché devo Camp-are, e sono dipendente. Quindi le mie idee, le mie innovazioni, vanno a nome dell'Organizzazione per cui lavoro.

Lei è sparita.

Ma in fondo, è meglio così.

Rimango il niente che sono, nascosta dietro un biglietto da visita di un'Azienda che si prende, pagandomi una volta al mese, meriti e visibilità per quello che faccio.

Io non ho genitori professionisti che mi hanno lasciato un nome ed uno studio affermato. Non ho mariti, né tanto meno mariti che svolgano la mia stessa professione nel mio studio.

Insomma, vivo con un po' più di fatica. E se penso alle mail, sms e quant'altro di "psicanalisi" che le ho fatto nel corso del periodo in cui avevamo una specie di "amicizia", beh, sento che questa non sia una grande perdita. Ma ci si sente un po' prese in giro, in fondo.

Un bel po'. Ecco.

Letture arretrate

Ci sono persone che si conoscono, in modi più o meno particolari, e si stimano.

Guru "3G" Granieri è una di queste.

Non ho ancora letto il suo ultimo libro. In genere non amo i libri che parlano di tecnologie, sono una tecnologa luddista. Amo le tecnologie solo quando generano emozioni.

Ma i libri le emozioni possono anche crearle. E quello di Giuseppe sarà il prossimo che comprerò. Perché lui analizza, vede oltre, non parla di cose che non conosce. Lui ha il diritto di farsi chiamare Guru, ma non vuole che lo si faccia, a differenza di altri, che si vantano di esserlo ma ci capiscono picca o niente.

Giuseppe, credimi, lo compro appena lo trovo.

sabato 2 maggio 2009

Il profumo delle origini

Sono qui, alla scrivania paterna, sul pc paterno, nella casa paterna.

Vedo Torino lì fuori, quella di borgata Parella, prima periferia.

Qualcuno in passato, qualcuno che pensavo mi conoscesse ma che forse così non era, pensava fossi nata in una villa tra agi, lussi, chissà, coccolata dalla balia reale, tra maestri privati e trine e merletti.

Non è così.

Vedo ancora in Via Fogazzaro il giardinetto dove, una sera sì e l'altra pure, bisognava far correre la polizia o la croce rossa, per qualche casino con i drogati.

Non vedo più la mia scuola elementare, buttata giù un po' per mancanza di bambini, un po' per i metri quadri di eternit che la ricoprivano (e su cui il balcone di casa dei miei si è affacciato per anni).

Vedo le strade dove mia madre è stata scippata, nonostante la sua stazza, 4 volte nel giro di pochissimi anni, e dove nessuna donna sola dotata di buon senso si avventurerebbe al buio la sera, senza avere la certezza di trovare grane più o meno grosse (dov'è la libertà?).

Vedo il nulla o poco più di un quartiere finto borghese, ma che ha con difficoltà saputo rispondere in modo civile ai vari flussi migratori.

Ma è il mio quartiere, nel bene e nel male.

E' povero, e pieno di poveri, qualcuno nemmeno troppo dignitoso.

C'è un alto tasso di microcriminalità, i vigili non praticano per paura il controllo del territorio e se ne stanno rintanati nei loro uffici all'altro capo - tranquillo - della borgata.

Ma è stato impossibile farlo capire. Forse perché ci si aspetterebbe da una persona nata qui comportamenti diversi da quelli che ho scelto di avere. Forse.

Questo è il mio quartiere, nel bene nel male.

Se potrò tornare a Torino, e potrò permetterlo, sceglierò un alloggio più centrale. Non disconosco le mie origini, ma riconosco la differenza con quello che sono diventata. Anch'io, nel bene e nel male.

Ma oggi, tornare a respirare il profumo delle origini, anche se è fatto di smog, polline delle piante della Tesoriera, e di polvere delle serrande chiuse dei negozi falliti, mi rende un po' di forza.