lunedì 20 aprile 2009

Cose e case

La decisione di vendere casa mi ha alleggerito la vita.
Pensare di tornare libera, forse, per la mia situazione attuale, è la scelta giusta.

Anzi, se qualcuno cercasse una casa, deliziosa perché nata per essere nido d'amore, rimasta poi senza amore, a Fiumicino, contattatemi, è davvero una bomboniera ed un affare, la vendo a poco, praticamente a quanto l'ho comprata (e vi ho fatto una marea di lavori).

Uso privato di blog pubblico. Ma forse tutti i miei blog sono nati così.

Il mio primo blog parlava, nei suoi primi post, di una borsa.

Questo potrebbe parlare di un borsellino. Ieri mi sono liberata di un'altra zavorra psicologica, ho cambiato il borsellino. Da quello ipercostoso di Bulgari, comprato nella penultima crisi, a settembre dell'anno scorso, e costato un botto, ad un ottimo ed economico Carpisa. Molto meno figo, sicuramente, ma volevo staccare anche con questo.

E pure il porta carte di credito, che in realtà contiene una tonnellata di tessere fedeltà, alcune pure scadute ma di cui non riesco a disfarmi, anche quello l'ho cambiato.

Cambierò anche borsa.

Non significa niente, ma cambio.

Hanno ragione sicuramente, quelli che dicono che è inutile fuggire, tanto i ricordi te li porti dentro. Ma invece a me la fuga ha sempre aiutato. Certi oggetti, certi luoghi, i mobili, la casa, portano ricordi troppo dolorosi.

Il penultimo blog, quello prima di questo, l'avevo iniziato con riflessioni simili, ma stavo in una casa che era mia, chi doveva andarsene dal mio cuore in realtà è bastato che non ci venisse più, e me ne sono liberata. Qui no. Non è più così. La casa pesa. E' nata per un "noi" che non c'è più. E allora non è più casa.

A volte scappare aiuta. Questa penso sia una delle volte.

Chissà, forse aspettando passerebbe lo stesso. Ma aspettando quanto? E cosa? O chi? E avrei comunque la forza di aspettare? Preferisco il tutto e subito, forse? Può darsi. Ma tre anni sono tre anni, e chissà quanto dovrei attendere per avere di nuovo il cuore leggero e libero. 

Soprattutto se incatenato in luoghi che non gli appartengono più (un discorso era avere casa a Fiumicino come casa al mare di una "famiglia", un'altra è averla come casa propria e fare tutti i giorni su e giù da casa al lavoro, mi costa un pieno a settimana, e la sera sono isolata in un paese che non è il mio, senza cinema, teatro, niente).

E' così. Mi sento più leggera. Dovrei cambiare tante altre cose. Ma intanto mi sento già più leggera nell'averlo deciso.

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