domenica 3 maggio 2009

Memorie corte

C'era una volta una mia amica sul lago di Como.

Fa un lavoro che non ha a che fare con le tecnologie, buon per lei, e presumo sia anche piuttosto proficuo, si capirà dopo perché.

Mandava sms, mail, leggeva e commentava i miei post sui miei vecchi blog, mi chiedeva di farle gli auguri di compleanno una settimana in anticipo (e glieli avrei fatti comunque), e ci scambiavamo regali in quelle ricorrenze, a Natale a Pasqua ed ancora un po' pure a San Valentino.

"Apri un blog", le avrò detto mille volte. Ma no, ma qua ma là...

Poi ha cercato di farmi da sensale, senza conoscere né la mia situazione del momento, né alcuni pregressi che sarebbero stati superabili ma che richiedevano comunque discrezione e comprensione del vissuto.
No, lei si è fatta persuasa di essere la mia coscienza impersonificata, e di conoscermi meglio di me.
Le ho fatto presente che la consideravo sì un'amica, ma che lei non sapeva tutto della mia vita.

Insomma, voleva spingermi verso una persona che avrei voluto sì reincontrare, ma lei ha obiettivamente rovinato il bello del riavvicinamento, forzandolo.

Alla fine si è arrabbiata. LEI. Perché io non ho riconosciuto la sua onniscenza. O, voglio darle il beneficio del dubbio, si è vergognata del suo comportamento (dubito, a leggere quello che scrive dimostra di essere una persona che è piuttosto, diciamo così, "sicura di se", tanto per usare un eufemismo).

Adesso ha un blog, ancora un po' e va ad aumentare le fila di chi si autodefinisce Guru in qualcosa, va a tutti i "Camp" che ci sono, ed a cui i poveracci stipendiati non possono andare perché non è che si può girare tutta l'Italia per fare i fighi e dimostrare di essere 2.0 quando si ha un badge da passare nella macchinetta apposita due volte al giorno e 5 giorni di ferie a scelta nel corso dell'anno.

Wow, adesso sì che è diventata qualcuno. Ha un blog, lei che ho dovuto insistere per mesi perché lo aprisse e lo usasse come valvola di sfogo (tanto per non farmi mandare sms alle 7 del mattino di domenica in cui mi diceva che l'hotel del posto trendy in cui era aveva il riscaldamento guasto. Mentre io battevo i denti per il freddo a casa del mio ex cercando di riposare qualche ora in più, dato che, a differenza di lei, per 5 giorni a settimana mi svegliavo alle 5.30 per andare a lavorare).

Non sono l'ultima arrivata nel mondo delle tecnologie, me ne occupo dall'84, in tutti i modi ed in tutti i sensi. Ma non partecipo ai Camp perché devo Camp-are, e sono dipendente. Quindi le mie idee, le mie innovazioni, vanno a nome dell'Organizzazione per cui lavoro.

Lei è sparita.

Ma in fondo, è meglio così.

Rimango il niente che sono, nascosta dietro un biglietto da visita di un'Azienda che si prende, pagandomi una volta al mese, meriti e visibilità per quello che faccio.

Io non ho genitori professionisti che mi hanno lasciato un nome ed uno studio affermato. Non ho mariti, né tanto meno mariti che svolgano la mia stessa professione nel mio studio.

Insomma, vivo con un po' più di fatica. E se penso alle mail, sms e quant'altro di "psicanalisi" che le ho fatto nel corso del periodo in cui avevamo una specie di "amicizia", beh, sento che questa non sia una grande perdita. Ma ci si sente un po' prese in giro, in fondo.

Un bel po'. Ecco.

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