mercoledì 20 maggio 2009

La Dottoressa

La Dottoressa è una persona davvero speciale.

La chiamo Dottoressa perché è una Dottoressa, ma non in senso medico (o meglio, se si intende medicina dell'anima, allora è il medico perfetto). 

E' un'amica. Qui dove passo la stragrande parte del mio tempo da sveglia - e a volte anche in sonnolenza - non ho amici o amiche. Lei sì, la considero come tale. Anche se non usciamo insieme a mangiare una pizza, anche se non la chiamo alle tre di notte, e nemmeno lei a me, per raccontarmi dell'ultimo casino successo in qualche incasinato ambito della vita, anche se non si passano le ferie insieme.

Ma è sicuramente più amica di tutte le amiche che ho mai avuto.

C'è lei, e c'è la Bea, la moglie di un amico (fortunata, avere una coppia di amici, l'unico problema è che quando non si vede l'uno, è difficile che si veda anche l'altro, e che quando poi li hai incontrati, insieme, si sente la mancanza doppia quando non li si vede di nuovo, insieme).

Insomma, in tutto penso di poter vantare di un numero di amici che si conta su poco più delle dita di una zampa di una vacca (due dita per zampa, per informazione veterinaria). Diciamo una zampa-e-mezza.

La Dottoressa un giorno è venuta qui da me, in ufficio, e mi ha portato quella mitica citazione che ha aiutato a mettere insieme un po' di mattoncini disastrati del mio ego: "Essere stati è una condizione per essere" [Fernand Brandel]. 

ZAC. 

Così, è entrata, ha fatto un blitz, si è seduta, ha detto: "CARTA", perentoria, come un chirurgo chiede un bisturi, gliel'ho passata, ha preso una penna ed ha prodotto, come niente fosse, quella frase. 

Che, dico, mica è una frase da niente! Bisogna leggerla con gli occhi della mente per entrarci dentro, e farla poi passare nel cuore, e, cavoli, è GRANDIOSA! Un po', che dire, tipo "L'universo delle idee è finito". Ah! Grandioso! Di quelle frasi che uno dice: "Avrei voluto pensarci io". Ma "io" non è filosofo né grande storico. E allora è già tanto se si è così fortunati che qualcuno ti metta a conoscenza di così grandi ammassi di lettere.

Un altro giorno la Dottoressa è venuta e mi ha fatto un cazziatone, e mi ha detto che mi dà tempo fino a Settembre. 

Punto. 

Non ha avuto bisogno di aggiungere altro. 

Ho capito. Ho capito il "se no" e l'"e poi" e il "per fare". Si capiva tutto. 

Oggi è venuta qui, e mi ha detto cose belle. Mica solo perché erano tutte positive, ma perché, cavoli, quando si parla con lei, ecco, se normalmente si ha un livello di interlocuzione, che so, di 5, con lei è 500. Ma non ti mette soggezione. E' incredibile, è come sentir la voce (o il pensiero) di mille Platoni - perché lei mica conosce solo Platone, conosce anche gli storici e i contemporanei e non solo intesi come filosofi - uscir dalla bocca di un'amica. Non te l'aspetteresti. Se non la conoscessi.

Ma io sono fortunata, e la conosco, la mia amica Dottoressa. 

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